di Monica FELLETTI
“ -Ma volare è pericoloso!-
Questa è la frase più comune che mi sono sentita dire, quando ho rivelato agli amici che ho sperimentato il volo su un aereo a due posti.
Ogni volta ho risposto la stessa cosa: -Lavoro in una farmacia ed ho già subito due rapine a mano armata. QUELLO SI' che è pericoloso!-
La verità è che tutto è pericoloso, a questo mondo, se non si usa la testa. La frase-tormentone dei piloti, ho scoperto, è: "fatti i controlli".
Io, da passeggera, ne ho dovuto fare uno solo: la scelta del pilota. Quando sai con chi voli, non hai bisogno di preoccuparti di altro. Poi, esiste solo la meraviglia di una esperienza che non si può paragonare a nient'altro.
E' come nascere di nuovo? E' come sentirsi totalmente liberi? E' come... volare? Qualche volta, nei sogni, capita di avere la sensazione di volare. Niente di paragonabile alla realtà. Non è una esperienza traducibile a parole e io consiglio a tutti di provarla, una volta almeno nella vita, per poter dire di avere avuto una vita completa.
Il momento del decollo, alla prima esperienza, è il più emozionante: ci metti un po' a renderti conto che non sei più allacciato al suolo, a quella forza di gravità che ti ha tenuto incatenato da che hai messo piede in questo mondo. Il cervello ha bisogno di qualche istante, poi realizzi: è accaduto davvero. Mi sono sollevato al di sopra di me stesso! E tutto ciò che vedi scorre al di sotto, i campi, le valli, le case, sembrano modellini di un immenso gioco da tavolo di cui, per una mezz'ora, non fai parte. Li lasci lì, con le loro piccole ansie, con le loro manie, con le loro catene e ti viene da pensare: avranno un'idea di come mi sento adesso? Avranno mai provato "questo"?
Ma a quel genere di pensieri, di solito, ci si dedica per poco: istintivamente si alza lo sguardo e si vede davanti solo cielo, cielo e ancora cielo... nuvole... gabbiani in lontananza e veramente, per una volta, l'occhio può perdersi senza trovare nessun ostacolo.
Il tempo si dilata. Si ha improvvisamente fame, nello sguardo, una fame incontenibile di abbracciare tutto, di voltare la testa di qui e di là, malgrado le cuffie (indispensabili per comunicare in volo), malgrado le cinture di sicurezza, di cui ci si dimentica, malgrado il proprio corpo. Si è solo occhi, in quel momento. Occhi che assorbono tutto, che registrano tutto, con una precisione incredibile, con una voracità mai provata prima.
Si prova, poi, una strana sensazione di affetto verso quel piccolo-grande strumento di vetri e di lamiere che ti sta portando a spasso come un animale mitologico. Gira, rigira, si alza, plana dolcemente, ti porta al sole e poi te lo nasconde, quasi volesse giocare.
L'orizzonte, che ha regolato gran parte della vita fino a quel momento, diventa qualcosa di molto relativo: ci sono altri punti di riferimento, adesso!
Il mondo è più vasto di quello che si pensa, ma di questo ci si rende conto solo guardandolo dall'alto. Lì una regione, laggiù un'altra... lì c'è il mare, laggiù i monti... intorno l'azzurro.
L'azzurro... Quanto possa essere azzurro un cielo visto da vicino è un altro bel discutere. Credo che i miei polmoni non abbiano mai respirato così pienamente come quando sono stata in quota. No, l'aereo di linea da la stessa sensazione di un autobus. No... Il volo vero va sperimentato addosso. Bisogna poter guardare sotto, di lato, davanti a sè e non vedere ostacoli. Bisogna provare l'impulso di allungare una mano e afferrare le nuvole. E sapere che, quasi quasi, lo puoi fare... Quello è volo!
Credo che la parola "Infinito" non sia stata inventata stando a terra. “
MONICA