di Luigi BERRI
NATALE 1969
Avete mai visto o sentito parlare di un “aereo natalizio”? No?! Leggete questa:
Inizio della storia: come è arcinoto, la tradizione di Natale ha sempre imposto nel nostro emisfero alcuni rituali immutabili negli anni: alcuni “scenografici” come l’Albero e il Presepe, altri “mangerecci” come Panettone spumante e torroni, altri ancora di varia natura.
Così, tanto per festeggiare in modo originale a tutti i costi e non smentire la mia fregola di scapestrataggine, una volta -anni orsono- pensai di rendere in qualche modo “natalizio” il SIAI 205 di cui ero comproprietario (l’altro socio in quei giorni era assente), senza che mi passasse per la capa che una simile iniziativa avrebbe potuto rivelarsi in seguito immancabilmente balorda.
Così qualche giorno avanti il Natale comprai un mini-alberello (20 cm.) già innevato e un filo-ghirlanda di piccole luci intermittenti. Fissai l’alberello sopra il quadro comandi, e poi, non potendolo adornare con la ghirlandina tant’era piccolo, fissai la stessa con qualche biadesivo avanti a me appena accanto la bussola -da un capo all’altro del cockpit- dopo aver inserito la relativa presa di corrente ad un piccolo trasformatore (e aver provato e riprovato che non venisse penalizzato alcun strumento sottostante). Completai l’operazione con un altrettanto mini-interruttore passacavo, così che l’addobbo poteva comodamente accendersi e spegnersi da entrambi i posti anteriori.
Inserita la batteria dell’aereo e azionato l’interruttore, si restava a bocca aperta, non so se per lo stupore o per la schifezza. In entrambi i casi, la cosa era veramente strabiliante: non si capiva più se ci si trovava dentro un mezzo aeronautico o in una rivendita di generi natalizi. Penso che mai prima d’allora si era visto in giro un interno d’aereo più stravagante e variegato: l’allegro caos strideva con la compassata serietà di un posto di pilotaggio di un aereo certificato IFR. Comunque bastava ri-toccare l’interruttorino; il “miracolo” si spegneva, e tutto rientrava nella più compassata routine (salvo l’alberello piazzato là davanti, cui però ci si abituava presto).
I giorni passarono normalmente, e nessuno sembrava farci più caso. Il meccanico dell’hangar, dopo qualche borbottio aveva lasciato perdere rassegnato alle mie stramberie. L’accrocco l’accendevo qualche istante -per vedere più che altro se funzionava a dovere- lontano da sguardi indiscreti [te l’immagini cosa avrebbero pensato gli ingegneri del RAI…], e poi, soddisfatto, lo spegnevo subito.
Finchè…finchè non venne Natale, anzi il giorno di S.Stefano, il 26 di dicembre per essere precisi.
Quel giorno di buon’ora decollai da Bresso diretto a Venezia a riprendere il socio. Da Milano la tratta non era poi troppo impegnativa. Copertura totale stratiforme a 3.000 ft circa, assenza di vera nebbia, al disotto di tale quota la normale foschia brumosa della pianura padana, che però permetteva un decente VFR. Bussola, ADF,VOR e radio ok -allora il transponder l’avevano solo gli aerei “importanti” o gli abituali utenti di IFR-, quindi sempre occhi ben aperti. Per dare un tono di allegria natalizia in mezzo a tanta grigia caligine, accesi l’addobbo e ne rimirai compiaciuto lo splendore.
Incrociai qualche traffico, a quote leggermente superiori alla mia (le separazioni VFR allora erano rispettate da tutti al millimetro), e non ci feci quasi caso. Feci caso invece alle comunicazioni che ricevetti poco dopo in cuffia, prima dalla TWR e poi da Milano Informazioni, che dicevano pressappoco così: “attenzione, chiamata all’aria: pregasi riportare a questo controllo avvistamento e posizione di a/m diretto ad est 2.500 sul QNH in probabile avaria-radio, segnalato comunicare solo attraverso luci intermittenti in cabina”.
Lì per lì pensai “che vuol dire?“, poi mi guardai dal rispondere non avendo avvistato nulla d’insolito, infine trasalii quando in un baleno mi resi conto che ERO IO QUELLO IN AVARIA! e in un altrettanto baleno il dito era calato sull’interruttorino dell’addobbo, che avevo dimenticato acceso.
Fine della storia: preoccupato per eventuali contestazioni formali (che so? procurato allarme o luci di segnalazione non regolari, o vattelapesca), una volta atterrato a Venezia, appena fuori pista sostai sul raccordo qualche istante, giusto il tempo di smontare e far sparire in due nanosecondi alberello, ghirlanda, cavetto, interruttore.
Tanto (così mi consolai) Natale 1969 era trascorso….