... nonstante il bernoccolo !!
Quel giorno festivo e pieno di sole del Novembre di tanti anni fa, ero di primo allarme SAR ed avrei dovuto “stare leggero” a pranzo perchè un tuffo in acqua dopo mangiato ... invece, quelle alici al forno erano proprio squisite e ne mangiammo, noi dell'equipaggio di allarme, due porzioni ciascuno. Speravo, in cuor mio, che dopo non ci fossero stati interventi in mare “ ma ti pare che proprio oggi...”, pensavo, me meschino.
Appena usciti dalla mensa, l'AB204B di primo allarme, con il resto dell'equipaggio, era dovuto decollare per un trasporto su terra di un ammalato da un paese della Ciociaria ad un ospedale di Roma. Trattandosi di una missione dove non era necessaria la presenza di un sommozzatore, ero rimasto in aeroporto e stavo smaltendo l'ottimo pranzo, gironzolando in bici, data la giornata festiva, tra il piazzale velivoli e la Sala Operazioni di Stormo, sicurissimo che non sarebbe accaduto più nulla. Invece, dopo un po' che ero rientrato in sala operazioni per dare una mano ai Marescialli (essendo stato Controllore del Traffico Aereo, la Sala Operazioni era il luogo dello Stormo dove, tolto il Nucleo Sommozzatori, mi sentivo più a “casa mia”), ecco arrivare la telefonata dal Teleposto di Ponza che segnalava l'ammaraggio di emergenza di un AB47G2 (quello a forma di “lampadina”, con fusoliera a traliccio) munito di galleggianti, della Guardia di Finanza, facente parte di una coppia in normale servizio anticontrabbando, al largo di Torvaianica! Motivo dell'ammaraggio: surriscaldamento del motore (sospetta rottura della ventola di raffreddamento).
Perciò, elicottero alla deriva. Concitazione generale, consultazione del meteo circa il vento e calcolo delle correnti in mare, chiamata all'equipaggio del Grumman HU16 con l'ordine di tenersi pronti per un volo di scoperta, in attesa del rientro dell'elicottero dalla missione di trasporto. Il Comandante del velivolo mi chiede di prepararmi per un intervento in acqua, da effettuare dopo un eventuale ammaraggio. Corro al Nucleo per prendere l'equipaggiamento ed in un tempo brevissimo sono pronto ad imbarcarmi con la muta indossata, con buona pace del mezzo metro cubo di alici da poco ingurgitate. Mentre avviene tutto questo, l'elicottero rientra e viene subito rifornito; contemporaneamente, il pilota, un Capitano espertissimo, si mette in contatto con la GdF per avere informazioni più precise circa il punto da raggiungere.
Le notizie che il Capitano raccoglie, direttamente dal pilota dell'altro G2 della coppia, sono molto vaghe e consistono soltanto in una radiale ed una distanza approssimata rispetto all'isola di Ponza. Erano le stesse che il Teleposto ci aveva già dato. Con questi pochi dati a disposizione, l'aereo decolla, seguito da noi, verso il punto ove, in base ai calcoli, su di un mare apparentemente calmo, dovrebbe trovarsi l'elicottero, ma non riusciamo a scorgere nulla, tanto meno a collegarci con qualcuno sulle frequenze operative (121.5, 123.1, 119.7, 243.0 e 282. 8, più alcune altre) perchè completamente sature di comunicazioni di chissà quanti altri mezzi impegnati nella ricerca. Per evitare complicazioni, pur mantenendo l'ascolto sulle frequenze suddette, le comunicazioni tra noi ed il Grumman si svolgono sul quella di Reparto. Passano ore di vana ricerca su di un vasto braccio di mare e ci spingiamo sempre più al largo, fino a veder quasi scomparire del tutto la linea di costa. Intanto, il sole, ormai basso sull'orizzonte, con la sua luce confonde cielo e mare in un unico effetto rossatro che non permette, guardando verso ovest, di vedere alcunchè. A forza di scrutare contro sole, rimaniamo quasi abbagliati ed i nostri occhi soffrono fino a lacrimare, ma non demordiamo. Improvvisamente, quasi sospesa tra cielo e mare, in quell'incendio di luce arancione, vedo in lontananza , molto più al largo della nostra posizione, una specie di piccolissima libellula scura che sembra levitare senza peso: “ECCOLO! “ grido forte indicando il punto. Il resto dell'equipaggio conferma l'avvistamento e dirigiamo sul G2. E' abbastanza lontano da noi, ma in breve gli siamo sopra. Calzo le pinne, controllo maschera e coltello e mi preparo al tuffo. Rapido giro per perdere quota e capire l'andamento della corrente, si apre il portellone e, dopo l'ordine del Comandante, mi lancio in acqua, sottovento all'elicottero. Una volta giù, indosso la maschera e mi accorgo che, contrariamente all'impressione che avevamo avuto all'inizio, le onde sono abbastanza alte, a forma di “panettone “ ed il G2 ora lo vedo sotto, nel profondo cavo dell'onda, ora molto sopra di me, in cima ad un'alta montagna d'acqua. E pensare che dall'alto il mare sembrava quasi piatto ... Comunque, con poche bracciate mi accosto al galleggiante sinistro e, facendo segno al pilota, un Maresciallo, di non gettarsi in acqua, mi arrampico sullo scarpone (lo trovo semi sgonfio), apro lo sportello e con molta calma, quasi come se non fosse successo nulla, entro in cabina e butto lì delle battute scherzose (è una mossa studiata per tenere tranquillo il “ soggetto “); poi, lo invito a lasciare a bordo tutto ciò che può deteriorasi con l'acqua perchè, durante la ricerca, dalla Sala Operazioni ci aveva informati che alcune motovedette erano in zona e quanto prima ci avrebbero raggiunti. Il Maresciallo, apparentemente calmo e rassicurato, lascia sul sedile i documenti personali, l'orologio ed il libretto dell'elicottero e, seguendo le mie istruzioni, mantenendo il casco in testa, gonfia il giubbino salvagente e, dietro mio ordine, entra in acqua. Nuotandogli a fianco, lo giro sul dorso e, afferrato il giubbino dietro la nuca del Finanziere, a forza di pinne ci allontaniamo di una buona cinquantina di metri dall'elicottero alla deriva, la cui presenza avrebbe ostacolato il recupero. Il 204, durante tutto questo frangente si è mantenuto a brevissima distanza; poi, il Pilota, con grande perizia, data grande lontananza dalla costa, senza punti fissi di riferimento per le manovre di hovering, fatto calare il cavo, coadiuvato dal bravissimo verricellista, porta la braca di salvataggio verso di noi, mantenendola ad un palmo dall'acqua, per permettermi di imbracare il “naufrago “ e poterlo fare issare a bordo (questa manovra , apparentemente semplice, l'avevamo eseguita migliaia di volte in addestramento e riesce bene se la ciambella arriva diritta davanti all'aerosoccorritore, in maniera che la possa manovrare nel migliore dei modi – illustrare questa manovra è un po' complicato, perciò ve ne risparmio la descrizione). A questo punto, devo però spiegare che tra il cavo e la braca (quella specie di ciambella di gomma morbida in cui ci si infila dentro per essere issati a bordo) vi è, prima del gancio di acciaio, un bel cilindro di piombo del peso di circa tre chili che serve per mantenere il cavo in tensione quando la ciambella è vuota e compiere con facilità le manovre di accostamento al naufrago da parte del verricellista. Fino a questo momento tutto è andato liscio, tutto si sta svolgendo “da manuale”, senonchè ... giunta la braca a poca distanza da noi, il Maresciallo, con un guizzo di quelli che farebbe un' anguilla per uscire dal secchio, si avventa sull'attrezzo, lo afferra con due mani e se l'abbraccia stretto, “sbiciclettando” con le gambe come un pallanuotista, forse con l'illusione di essere issato a bordo in quel modo. Nel fare questo, dato che ancora il cavo non ha toccato l'acqua, si becca:
1. il piombo, d'incontro, in piena fronte, nonostante il casco in testa (nella concitazione del momento, gli era calato verso la nuca, lasciando la fronte scoperta)
2. una bella scarica di................. elettricità statica accumulata dall'elicottero (questo inconveniente, piuttosto fastidioso, lo avevamo già sperimentato noi in precedenza; perciò, ogni volta, prima di toccare la ciambella con le mani, la facevamo appoggiare un secondo in acqua o a terra, per permettere all'elettricità di scaricarsi, dopodichè procedevamo tranquillamente al resto delle operazioni. Purtroppo per il Finanziere, non mi ha dato il tempo di farlo).
Strappata, con un certo sforzo, la braca di mano al Maresciallo, ormai preso da un impulso incontrollabile di avvinghiarsi al mezzo di salvataggio e di essere salpato a bordo così come si trovava, riesco, non so come, ad infilarcelo dentro e ad imbracarlo in maniera corretta; pochi secondi dopo, il Finanziere, scalciante nell'aria come un forsennato, viene sollevato fino all'altezza dell'elicottero, tenuto lontano però dal pattino che cercava di afferrare, rigirato di schiena e, senza tanti complimenti, inghiottito nel portellone del “204” (proprio in questo recupero, per il modo e la rapidità con cui si è svolto, in verricellista è stato eccezionale). Successivamente, vengo recuperato a mia volta e, durante la risalita, appeso al cavo, vedo una piccola nave, che non avevamo notato prima, avvicinarsi al G2, mentre con una lampada ci manda dei messaggi luminosi, per me incomprensibili. Dall'alto, però, il Grumman, che aveva sempre orbitato sopra di noi, inizia a lanciare i segnali galleggianti di fumo e di luce intorno al giallo elicottero per far capire che quella è “roba nostra”. Scortati dall'HU16 fino in prossimità della costa (un elicottero monomotore per operare sul mare necessita della scorta diretta) rientriamo in aeroporto dove ci aspettano un gruppetto di Finanzieri che fanno una grande festa al collega “ritrovato “ che, bagnato fradicio, avvolto in una coperta, decorato da un vistoso bernoccolo in fronte ma felice di averla sfangata, saluta e ringrazia tutti, anche “Lupa“, la mascotte del Reparto, aggregatasi ai festeggiamenti. Mentre avviene tutto questo, due motovedette della Finanza, partite da Anzio con a bordo un pilota ed un gruppo di specialisti attrezzati di tutto punto, orientandosi sul Grumman che descrive delle strette virate sul punto, raggiungono l'elicottero alla deriva, lo affiancano, riparano il guasto direttamente in mare (come ho già detto, l'avaria consisteva soltanto nella rottura della ventola di raffreddamento del motore, che andava sostituita) e, nonostante il buio sopravvenuto, lo mettono in moto e lo riportano in volo alla Base. Bravi Finanzieri!
Fine dell'avventura. E' stata veramente una bella azione di ricerca, salvataggio e recupero ... doppio (l'elicottero). Durante il rientro, il Maresciallo, riacquistata la calma e la padronanza di sé, mi confessò che stava perdendo ogni speranza di essere trovato e recuperato prima di notte, ed era preoccupato soprattutto perchè temeva che la macchina si rovesciasse per l'afflosciarsi dei galleggianti , dovuta al raffreddamento dell'aria contenuta in essi. Per fortuna, arrivammo in tempo. In tutta questa vicenda, secondo me, il fattore negativo è stato rappresentato soprattutto dall'uso smodato delle frequenze di emergenza da parte di tutti coloro che si erano “buttati” nella ricerca, che ha impedito, a chi ne era preposto (noi del SAR), di avere dei normali collegamenti radio sui canali previsti. Il fattore positivo, invece, è stato rappresentato dal grande affiatamento tra noi Specialisti, ottenuto grazie all'intenso e severo addestramento, e dalla grande perizia del pilota che è riuscito ad effettuare le manovre di recupero in hovering, senza alcun riferimento fisso. Il verricellista, poi , merita una menzione a parte per la grande professionalità dimostrata per aver capito che il “naufrago”, in piena crisi nervosa, andava “trattato” in un certo modo e quindi ha fatto in maniera che egli non si attaccase a nessuna parte dell'elicottero ed il recupero fosse il più rapido e sicuro possibile. Insomma, l' Aeronautica Militare ha fatto una splendida figura nei confronti di un'altra Forza Armata e di questo ne siamo tutti orgogliosi. Appendice curiosa alla vicenda: qualche giorno dopo, sulla bacheca degli Ordini di Servizio, fu affissa, alla stregua degli orari del pullmann per la spiaggia di Fregene, una calorosa lettera di ringraziamento, indirizzata a tutto il Repato, inviataci da parte del Comando Generale della G.di F. Da parte dei nostri superiori, silenzio assoluto, neanche una stretta di mano od un semplice grazie; Più in là, venimmo a sapere che il Comandante di Gruppo aveva presentato al Comando di Stormo una proposta di Encomio Semplice per tutto l'equipaggio, ma, chissà perchè, non se ne fece nulla. A questo, noi non ci facemmo caso, nè ci lamentammo mai, perchè il tutto rientrava nei nostri doveri, ma certamente non ci piaceva vedere, affissi in cornice, sulle pareti di altri Servizi dell'Aeroporto, gli encomi ed i riconoscimenti concessi a favore del personale di quegli uffici (persone bravissime e degnissime) che per le loro mansioni non correvano mai alcun pericolo, mentre a noi, che ogni giorno rischiavamo la vita, ... beh, lasciamo stare, ma questo sassolino me lo dovevo togliere! Non ebbi più occasione di incontrare il Finanziere “naufrago”, ma so che per anni, ogni volta che, in giro per l'Italia, avvicinava qualcuno del S.A.R., gli offriva da bere, gli raccontava l'avventura di quel giorno e lo pregava di salutare “ quelli dell'equipaggio che gli aveva salvato la vita “. Bontà sua!Non ho voluto fare i nomi di nessuno perchè non ricordo esattamente tutti coloro che presero parte alla missione. In ogni caso, e non è piaggeria, sia i Piloti che gli Specialisti del S.A.R. con i quali ho operato per più di cinque anni erano tutti dei ragazzi eccezionali e lo saranno sicuramente anche quelli di ora, perchè il S.A.R. è sempre stato per persone fuori dell'ordinario.
Dal racconto di questo episodio, credo si possano ricavare alcune Raccomandazioni :
1. Le frequenze devono essere occupate il meno possibile e, specie quelle di emergenza, vanno usate con PONDERATA OCULATEZZA, soltanto quando ne ricorrono le condizioni e limitandosi allo stretto necessario.
2. L'addestramento assiduo e costante è alla base della buona riuscita di ogni ogni operazione, ad ogni livello o mansione.
3. Nel caso malaugurato che si debba essere recuperati e/o soccorsi, sia su terra che in acqua, cercare di mantenere la calma, fare soltanto quello che ci viene chiesto, non discutere mai, né fare mosse od azioni inconsulte.
4. Lasciare lavorare i soccorritori : sanno quello che fanno.
Roma, 1 Maggio 2009
Un saluto, il vostro amico Colonnello Giancarlo CRISTARELLA – Roma