PREMESSA
L'episodio che sto per narrare è accaduto a Genova un pomeriggio della tarda primavera del 1965 ed è stato raccontato anche nel libro “CENTO AEREI PER UN PILOTA” di Evasio Mach Ferretti – ed. LA SORGENTE. Nella mia memoria, comunque, qualche piccola differenza con il libro c'è, ma io ve lo racconto così, come me lo ricordo.
Preciso inoltre, che:
Il Collaudatore del “Prova 11” è l'Autore del libro. Il Controllore di Genova sono io. All' epoca dei fatti descritti rivestivo il grado di Sergente. L'aereo è un Piaggio-Douglas 808, prototipo in fase collaudo, nominativo radio: “Prova 11”.
Il primo volo è avvenuto qualche mese prima, con il Col. Ferretti ai comandi. L' aeroporto di Genova è frequentatissimo da gabbiani, cornacchie ed altri pennuti.
INIZIO IL RACCONTO
Aeroporto di Genova Sestri, dopo le comunicazioni di rito ed il rullaggio verso la pista 29, ilvelivolo sperimentale “Prova 11”, fatti i necessari controlli, dichiara di essere pronto a decollare.
il PD808, prototipo in collaudo, rilascia i freni, accelera, prende velocità e, quando è all'altezza della Torre, stacca, ma, immediatamente, una leggera fumata bianca esce da uno dei due propulsori.“ABBIA PRESO UN GABBIANO!
“esclama il pilota, e, mentre mi dichiara lo stato di emergenza, vira a sinistra, facendo quota verso il mare, incontro ad una zona di densa foschia, scomparendo dalla nostra vista.Immediatamente, faccio scattare la procedura di emergenza: sirena d'allarme, chiamata ai pompieri indicando la natura dell'emergenza, il tipo di aereo e la pista su cui atterrerà, chiamata all'infermeria, alla Direzione dell'aviazione Civile, al Capo del CDA, eccetera.Per scrupolo, data la presenza delle nubi basse, inserisco il Gonio e seguo la conversazione tra il pilota collaudatore, Col. Evasio Mach (nomen omen) Ferretti ed il suo secondo (prudentemente, proprio per farsi seguire attraverso il radiogoniometro, dato che all'epoca a Genova il Radar ancora non era stato installato, aveva lasciato in microfono in trasmissione).Così, senza minimamente disturbare le operazioni dei due piloti, il mio Assistente ed io, seguiamo le loro conversazioni e, istante per istante, veniamo a sapere che un motore è piantato, che non vi sono altre avarie, eccetera e lo riferisco per radio ai VV.FF.
Il dialogo tra i piloti è asciutto , professionale, calmo senza quasi emozione, frutto evidente di una grande professionalità e di una profonda conoscenza del mezzo su cui ci si trova; a mia volta, rispondo alle loro chiamate e fornisco le istruzioni necessarie per un richiesto atterraggio sulla pista 11, opposta a quella del decollo. Li sento in frequenza, ma ancora non li vedo. Sento anche, con una certa apprensione, che a poche migliaia di metri dalla soglia, anche l'altro motore presenta dei problemi, ma “quota ed energia sono sufficienti per ritornare a casa“, dice il Ferretti. Infatti, alto ed in virata destra, uscendo da quella foschia, appare l'aereo che, con una manovra perfetta, quasi con leggerezza, dopo pochi, interminabili istanti, tocca terra, seguito dallo sciame dei mezzi dei pompieri.Una breve corsa sul nastro d'asfalto e tutto si conclude, per fortuna, benissimo.Dopo circa 10' il PD viene rimorchiato e portato in hangar. Fine dell'emergenza. Redigo, come sempre, il mio rapporto sull'accaduto. Tranne una iniziale, subito chiarita, incomprensione tra noi ed i Vigili del Fuoco sul numero della pista interessata all'emergenza, sembrava che tutto fosse filato liscio, senza ulteriori conseguenze,come spesso accade.Invece, dopo un paio di giorni, dovetti difendermi davanti al mio Comandante dall'accusa, da parte di non so chi, di non aver ispezionato a sufficienza la pista con il binocolo prima di autorizzare il velivolo al decollo. Questa negligenza da parte mia sarebbe stata la causa dell'ingestione del gabbiano da parte del PD. Feci notare un sacco di cose che confutavano quella tesi, e cioè che, nonostante le nostre frequenti ispezioni con i binocoli, arbusti ed erbe, altissimi, impedivano una visuale completa dell'intero nastro d'asfalto, che i numerosissimi volatili che frequentavano l'aeroporto, soprattutto gabbiani, forse a causa delle frequenti incursioni nelle acque del porto, sporche di nafta e sostanze oleose, avevano assunto un colore “mimetico” e quindi impossibile da scorgere da lontano e che pochi giorni prima un VISCOUNT Alitalia in atterraggio aveva avuto lo stesso incidente, causato, egualmente, da un gabbiano “di colore grigiastro, steso a terra da sembrare morto“ (parole del pilota Alitalia e da me trascritte sul brogliaccio di servizio che il Colonnello Comandante avrebbe dovuto leggere e che, forse, non aveva fatto. Del resto facevano fede anche le comunicazioni, sia infrequenza che telefoniche, registrate su nastro ed ancora conservate in ufficio) ed alzatosi in volo proprio all'ultimo istante davanti al turboelica, ne era stato completamente risucchiato.Anche quella volta un motore era “partito” ed anche quella volta i danni erano limitati, per fortuna, a cose e non a persone.Comunque, la mattina seguente il Colonnello Comandante venne in Torre e constatò di persona la veridicità delle mie affermazioni. Infatti, proprio sotto i suoi occhi, alcuni uccelli di grosse dimensioni apparvero improvvisamente tra gli alti arbusti del bordo pista, mentre un attimo prima sembrava che non ci fosse nulla.
CONCLUSIONE
Quel rapporto sul primo episodio e la constatazione del Colonnello misero a tacere ognidiscussione e non ebbi più noie. Comunque, sarà una coincidenza, ma in capo a qualche giorno, fu tagliata la vegetazione sia intorno alla pista che sulle aree di manovra e fu istituito, da parte delle Autorità aeroportuali, un vero e proprio servizio di manutenzione “giardini” per mantenere tutto libero e pulito. Ma non finì lì, perchè fu anche assunto un addetto che, con tanto di tuta rossa e Vespa “50” (una delle primissime della fortunata serie che la Piaggio -la stessa ditta che aveva costruito l'aereo- aveva messo in commercio proprio in quel periodo) dello stesso colore, munito di radio ed armato di doppietta e munitissima cartuccera, andava su e giù lungo la pista e le aree di manovra a scacciare, con severi colpi a salve, gli indesiderati e pericolosi ospiti, costituiti soprattutto da nutriti stormi di gabbiani e grosse “bande” di cornacchie, anche se nei mesi di passo l'aeroporto ospitava molte altrespecie di uccelli, anche di grossa taglia.
Il problema volatili fu risolto ? Neanche per idea!
Mentre, per i primi giorni del servizio, nel sentire i colpi di schioppo, tra i gabbiani ci fu un po' di scompiglio, certamente dovuto alla novità , e, per paura di essere impallinati essi si tenevano prudentemente alla larga di qualche buon centinaio di metri, mantenendosi dalle parti della diga foranea, le cornacchie, animali furbi ed estremamente intelligenti, mangiata immediatamente la foglia dei colpi a salve, come riuscirono a capirlo non lo so, non si scomposero minimamente e, ogni volta che da lontano vedevano arrivare la Vespetta, si spostavano pigramente fuori tiro, addirittura saltellando “a zampe pari“, senza neanche alzarsi in volo, vanificando le corse forsennate in lungo ed in largo di quello che, alla romana, nonostante fossimo nel Capoluogo ligure, ben presto fu battezzato “il gabbianaro”.I gabbiani,dal canto loro, forse istruiti (anche sfottuti, oserei dire) dalle cornacchie e conosciuto il gabbianaro ed il suo “armament “ fasullo, tornarono ben presto a frotte sulla pista, fregandosene completamente della presenza di questo moderno Tartarin di Tarascona in Vespa rossa, al cui avvicinarsi facevano seguire un breve spostamento “più in là“, svolazzando, quasi controvoglia, per poche decine di metri oltre la pista, così, quasi per fare contento il “rompiscatole” (“arieccolo....” sembravano dire....).E l'incubo ricominciò, accompagnato dalle disperate , quasi inutili scorribande dell'uomo inscooter che , prima di ogni atterraggio e/o decollo, aveva l'ingrato compito di allontanare i riottosi, indesiderati ospiti.
RACCOMANDAZIONE
Da quei fatti sono trascorsi più di otto lustri e le cose sicuramente saranno migliorate, magari attraverso l'adozione di nuovi sistemi di allontanamento dell'avifauna, forse mettendo in sevizio i famosi “falconieri “ od altri accorgimenti in grado di spaventare (ci credo poco) cornacchie, gabbiani e pennuti vari.Una cosa è certa, gli uccelli in generale sono un pericolo per chi vola ed in questi otto lustri, anche ai velivoli su cui mi trovavo è capitato più volte di “incontrare“ una di queste creature, con “danni“ da entrambe le parti, anche se i più gravi li ha sicuramente riportati la bestiola.Non si può neanche sottacere il fatto che gli uccelli sono nel loro ambiente, mentre gli invasori siamo noi. Il cielo appartiene a loro, questo lo dobbiamo ammettere.Negli aeroporti dell'Europa centro-settentrionale vengono pubblicati degli appositi NOTAM sulle zone interessate dalle rotte seguite dai flussi degli uccelli migratori , affinchè tali aree vengano rispettate e vengano evitati incidenti.Un ultimo episodio e chiudo:lo scorso autunno, per esempio, un aereo di linea, con moltissimi passeggeri a bordo, inavvicinamento a Ciampino ha avuto danni, per fortuna soltanto ai motori, per essere incappato in un nuvolone di storni (qualcuno ha parlato di colombacci), dai quali il cielo della Capitale è frequentatissimo, soprattutto in quella stagione.Poteva andare anche molto peggio perchè l'incontro con i volatili è avvenuto sul popoloso quartiere Tuscolano, ma, grazie alla grande abilità e professionalità dei piloti, si è concluso con un bellissimo atterraggio di emergenza; va bene così, però, in questi casi, il mio pensiero va sempre alla Madonna di Loreto. Dunque, amici, anche se la mia raccomandazione, per l'argomento trattato, lascia il tempo che trova perchè il pennuto te lo trovi addosso ed amen, vi esorto a guardare bene l'orizzonte, specialmente durante i periodi migratori e, nelle vicinanze del terreno, sia prima del decollo che in fase di atterraggio, perchè un'occhiata in giro in più, può risparmiare un danno all'aereo e, perchè no, la vita ad un volatile : anche quella è una creatura di Dio e l'aria è la sua casa.
Un caro saluto, il vostro amico, Colonnello Giancarlo Cristarella
Roma, 13 Maggio 2009