Quel Luglio di una quarantina di anni fa lo passammo, da una manifestazione aerea all'altra, in giroper l'Italia centro-settentrionale: due giorni qua, tre giorni la, ospiti dei vari Aero Club , insiemealla Pattuglia Acrobatica Nazionale ( in seguito Battezzata “Frecce Tricolori “ ) ed un MB326 dellaScuola di Lecce pilotato da un Capitano ( di cui ora mi sfugge il nome ), passammo dalla Toscanaalle Marche, dal Piemonte alla Lombardia, dall'Emilia alla Liguria, e così via; ad ogni manifestazione era previsto che facessimo la necessaria assistenza, con tanto di medico dell'A.M., ed una presentazione S.A.R. che prevedeva una dimostrazione di salvataggio di un finto naufrago con l'impiego di aerosoccorritori ed un po' di giravolte con l'AB204B.
Trattandosi sempre di aeroporti lontani da specchi di acqua, non potevamo usare battellini, né fare lanci, perciò uno di noi si posizionava in un punto del campo e, fingendosi un pilota reduce da un lancio di emergenza, dopo aver acceso tutti i fumogeni, tutti gli illuminogeni e lanciata in aria la serie completa dei razzi della Minolux a disposizione, in una incredibile Piedigrotta di fumi, luci colorate e stelle luminose, arrivava il “salvatore “, cioè l'altro aerosoccorritore che, calandosi dall'elicottero con il verricello, effettuava il recupero “a doppia braca”.La risalita, sempre tramite verricello, avveniva molto lentamente ed a quote sempre crescenti per permettere alla gente di vedere il più a lungo possibile lo svolgersi di questa strana e spettacolare operazione dove due “salami “, appesi ad una corda d'acciaio, venivano portati sempre più in alto esempre più vicini all'elicottero, fino esservi inghiottiti dentro. Una volta recuperati e chiuso ilportellone, seguiva una dimostrazione delle potenzialità della macchina : virate strette,autorotazioni, atterraggi e decolli “ripidi”, ecc. L'esibizione terminava sempre con una serie di “inchini” dell'elicottero, in hovering davanti allafolla plaudente, complice , naturalmente, lo speaker ufficiale della manifestazione, un vecchiomaresciallone pilota nostro grande amico ( carissimo Bolognesi, chissà ora dove sarai... ), che sapeva quando, e come, entusiamare gli animi e strappare gli applausi, nonostante qualche cavolata o qualche manovra troppo temeraria ( quando “ci sei “, devi stare attento a non eccitarti, a non fartiprendere la mano, altrimenti sei fregato, diceva il grande Bolognesi ).
I programmi delle giornate erano variegati e prevedevano infinite serie di acrobazie di velivoli civili, presentazioni di nuovi tipi di elicottero, lanci di paracadutisti eccetera. Il capitano di Lecce con il suo MB326 riusciva a fare delle figure acrobatiche incredibili, da lasciaresempre tuttti con fiato sospeso.Il clou della manifestazione era poi costituito dalla grande e spettacolare esibizione dei G91 PANdella Pattuglia Acrobatica Nazionale che facevano “ assopigliatutto “ di applausi, entusiasmo edammirazione da parte di tutti. Insomma, è stato bello ed entusiasmante.
Un giorno, però, sullo stesso campo, a distanza di pochi minuti, la malasorte ha cercato per trevolte di farci i suoi tiri “birboni”, ma “qualcuno, lassù ” l'ha tenuta a bada.
La prima volta, durante un lancio di Carabinieri Paracadutisti: i CC dovevano simulare la conquista di un aeroporto; i lanci previsti erano tre, da tre direzioni diverse. Alla prima ondata, un C119 li lanciò dalle parti di una delle testate pista, proprio nelle vicinanze di uno stretto e profondo canale che costeggiava la testata stessa. Noi dell'elicottero di soccorso eravamo a poche centinaia di metri. Lancio tattico, perciò molto basso, gli ombrelli appena dispiegati erano già a terra ed i Parà unattimo dopo erano intenti a recuperarli ed a nascondersi tra gli arbusti. Il medico ed io ci accorgemmo, però, che, a poca distanza da noi, un paracadutista era finito nel fosso e non si era più mosso, non dava segni di vita, a differenza degli altri. Allarmati, seguiti dall' Aiutante di Sanità con la barella pieghevole, corremmo a perdifiato verso il punto dove in paracadute si era afflosciato e giaceva sul bordo del corso d'acqua. Mentre correvamo, intorno a noi piovevano i Parà della seconda ondata che ci mandavano ogni sorta di accidenti, ma sentimmo però delle invocazioni di aiuto provenire dalla direzione del paracadute steso e non recuperato. Trovammo, infatti, il ragazzo con le gambe piegate in mezzo al fango del canale, steso sulla schiena ed apparentemente immobilizzato. Il dottore si precipitò su di lui e, raccomandadogli di non muoversi, cercò di capire che cosa avesse. Qualche secondo dopo, in cielo, sopra di noi, sentimmo delle parolacce e degli ordini secchi provenire da un Parà armato di tutto punto, che poi capimmo era un Tenente, che, ancora appeso alproprio ombrello, ordinava a quel ragazzo di alzarsi e di prendere posizione. A quell'ordine, come un fulmine, il militare scattò in piedi, fece due flessioni sulla schiena, raccolse il proprio paracadute e scomparve in mezzo ai bassi cespugli del campo. Il Tenente, atterrato nel frattempo, mostrandoci un sorriso da simpaticone, ci fece l'occhiolino e ciringraziò con un cenno della mano. Insomma, avevamo rischiato di beccarci un Paracadutista sulla schiena per fare il nostro dovere!
Il secondo tentativo della malasorte si presentò poco dopo, terminata l'esercitazione dei Carabinieri( a proposito, erano presenti quel giorno alcune grosse autorità civili e molti Generali di tutte le Armi, compreso uno dei nostri ), quando toccò a noi. Recupero finto naufrago perfetto, anche se più alto del solito.........esibizione elicottero ( con noi abordo ) ineccepibile fino alla picchiata finale con richiamata, e mi spiego: come ultima “prodezza” alla picchiata, iniziata a circa trenta metri, seguiva sempre, a pochi metri da terra, una richiamata con posa lieve dei pattini, dopodichè ci si risollevava di un paio di metri e si facevano gli inchini verso il pubblico. Fine dell'esibizione, si tornava al parcheggio. Quella volta, forse perchè il pilota non aveva notato che il vento era girato e lo avevamo in coda, la picchiata fu più accentuata del solito e la richiamata avvenne molto più in basso, praticamente con il pattino per terra. Prendemmo una grossa, rumorosa botta, la macchina rimbalzò verso l'alto di parecchi metri, il pilota riuscì a sostenerla ed a controllarla e, facendo finta di niente, concluse l'esibizione eseguendo gli inchini di rito (alla botta, il sedile del secondo pilota “VRUUUM!”andò giù di colpo; la fortuna volle che questi, intuendo il crash, si fosse già aggrappato fortemente con lemani ai lati del sedile. Se avesse toccato il ciclico.....mah ! E' meglio non pensare a cosa sarebbesuccesso........ ). L'altro aerosoccositore , appoggiato con il ginocchio sulla piantana, accusò dei forti dolori allarotula. Il verricellista ed io non subimmo danni fisici, ma lo spavento lo provammo dopo, usciti dall'elicottero vedendolo tutto “strano “, storto e con il rotorino di coda che toccava quasi a terra. Per un attimo.....ci si piegarono le gambe! Subito dopo, i Generali dell'Esercito e dei CC si complimentarono per lo scampato pericolo. Quello dell'A.M. ci disse che ci aveva visti MORTI, comunque, si congratulò con noi per il grande c.....o dimostrato.
Ma non era finita, perchè, a conclusione dell'esibizione della P.A.N., durante la “Bomba”, un G91 per poco non andava a finire contro i cavi dell'alta tensione che correvano lungo i fianchi di una collina a Sud dell'Aeroporto. Vedemmo il fumo basso, quasi a terra, ma non ci facemmo troppo caso perchè il velivolo continuò regolarmente il suo volo di ricongiungimento con il resto della Pattuglia. Notammo la cosa, ma pensammo tutti ad un effetto ottico. La sera stessa, però, alla cena ufficiale, il Tenente dei CC Parà, capitato al nostro tavolo e diventato subito nostro amico, ci disse che aveva visto chiaramente, perchè vicinissimo, che l'aereo era passato SOTTO il fascio di cavi dell'alta tensione e le cime degli alberi sottostanti si erano piegati per lo spostamento d'aria.. E TRE !
Amici, che dire, prima un paracadutista, con tanto di mitra e munizioni, quasi atterra in testa a tre disperati che vogliono fare le “ crocerossine “, poi la botta in terra, con tanto di rimbalzo, di un elicottero, poi un G91 che sfiora ( passando sotto ) i cavi dell'alta tensione. In fondo, però, nessuno si è fatto male ( tranne un ginocchio dolorante )..................... quando non è destino..............
Grazie, Madonnina di Loreto !
Comunque, controllare sempre il vento !
Un saluto, il vostro amico
Colonnello Giancarlo CRISTARELLA