Era una primavera inoltrata verso la fine degli anni ’60, ed il nostro Reparto era stato invitato a partecipare al tradizionale “Carosello storico“ di Piazza di Siena.
Oltre alle sfilate in uniforme storica dei vari Corpi militari ed alle esibizioni di Vigili del Fuoco, Polizia e Carabinieri a cavallo, noi dovevamo effettuare un atterraggio con un AB-204B sulla Piazza per imbarcare un ferito finto (il sottoscritto) con il conseguente decollo per il trasporto in ospedale. Naturalmente, il tutto doveva essere preceduto da un appropriato annuncio riguardante il Servizio S.A.R. dell' Aeronautica, condito da fumate, lanci di razzi ed accensione di candelotti illuminogeni. In questa sarabanda coreografica l'elicottero atterrava ed un attimo dopo un'ambulanza della C.R.I., a sirene spiegate e scortata da staffette dei CC con tutte le luminarie accese, entrava nell'ovale della Piazza e portava questo disgraziato, opportunamente barellato, vicino all'elicottero. Rapido cambio di barella e decollo, estremamente ripido come l'atterraggio, verso l'ospedale. Questo era il programma, questo fu fatto di fronte ad un pubblico plaudente che agitava fazzoletti e sventolava bandierine tricolori. Andò tutto bene ed il giorno seguente eravamo sulla cronaca di Roma di tutti i quotidiani. Fu un successone.
Il fattaccio, però, era accaduto in precedenza, ed ora ve lo racconto.
Durante la prima prova, due giorni prima, subito dopo il finto soccorso ed il decollo, mentre sfioravamo le chiome dei bellissimi ed altissimi pini che circondano la splendida piazza (non vidico lo spettacolo e l'emozione) sul pannello si accese l'avviso “ ALLARME GENERALE “ e la spia “ POTENZA ESTERNA “ che avvertiva dell'apertura improvvisa dello sportello del vano contenente la batteria per la messa in moto ed attrezzature varie, compresa una pesante cassetta di ferri contenente, tra l'altro, una ventina di chiavi speciali. La cosa era alquanto preoccupante. Allora, sperando che fino a quel momento le vibrazioni non avessero buttato nulla fuori bordo (non sapevamo se fosse già successo e se al nostro arrivo ci aspettassero le manette) ,confidando ardentemente nell'aiuto nella nostra Patrona Celeste, dirigemmo fuori Roma il più rapidamente possibile e, appena lasciate le case di una città che, in quei minuti, “non finiva mai “, al primo prato, con il cuore in gola, atterrammo. Il vano era aperto, ma tutto era al suo posto: all'interno non mancava nulla. Avevamo soltanto perduto la chiave dello sportello stesso, rimasta sbadatamente attaccata alla serratura prima della partenza da Villa Borghese (lo Specialista, subito dopo l'atterraggio, non so per quale motivo, aveva aperto il vano, ma con l'arrivo dell' ambulanza e lo scambio di barelle si era distratto ed aveva dimenticato di richiuderlo e di togliere la chiave).Tirato un lungo sospiro di sollievo, ritornammo a casa dove un incavolatissimo Capo Hangar, saputo il fatto, fece una sfuriata a tutti, Piloti compresi. Tutti zitti ed a testa bassa: aveva ragione! Il giorno seguente, di buon mattino, arrivato a piedi a Piazza di Siena, mentre stavo per sedermi in tribuna in attesa dell'arrivo dell' elicottero per effettuare la seconda ed ultima prova, un sorridente e simpaticissimo Colonnello di Cavalleria (si chiamava Graziani, non lo potrò mai dimenticare) mi venne vicino e mi chiese se riconoscevo quella chiave attaccata con un anello ad un cerchio di alluminio su cui era inciso “a stampino“ il nominativo dell'aeromobile. Certamente che la riconoscevo! Il Colonnello mi disse che, appena decollati, l'avevano vista cadere, i Soldati l'avevano cercata a lungo in mezzo alla sabbia ma non l'avevano trovata. Le prove erano proseguite con le evoluzioni dello Squadrone dei Carabinieri a Cavallo e, dato il sommovimento di sabbia provocato dagli zoccoli, l'avevano considerata perduta. Invece, il giorno seguente, pochi minuti prima che arrivassi, un Soldato, in mezzo alla rena, aveva visto la targhetta brillare al sole e l'aveva portata al Colonnello Graziani. Quando arrivò l'elicottero, per rendere la cosa più simpatica, chiesi al Colonnello di consegnarla lui stesso al Capo equipaggio, e così fu. Ci furono grandi ringraziamenti da parte nostra e vigorose, cameratesche pacche sulle spalle da tutte le parti. Rientrati al Reparto con animo più “leggero“, pagammo da bere a tutti per il fortunato ritrovamento e, soprattutto, per lo scampato pericolo....altrui....Il Maresciallone Capo Hangar, pur continuando nel suo abituale, severo borbottare (fa parte del suo ruolo), cercava di rimanere serio, ma si vedeva che rideva sotto i baffi. Morale della favola:
Fare attenzione a tutto ciò che potrebbe, per disgrazia o distrazione, rimanere aperto. Perciò non dimenticare mai di verificare la perfetta chiusura di cappottature e sportellerie varie. E' MOLTO IMPORTANTE.
Un caro saluto, il vostro amico Colonnello Giancarlo CRISTARELLA