di Luigi BERRI
FIREFOX
Il nome è un tantinello ridondante.
“Volpe di fuoco” non mi pare molto attagliarsi ad uno dei nostri vecchi, cari, compagni, amici-tubi-e-tela-a-motore, che solo trent’anni fa circa apparivano dei miracoli volanti…e davano la nomea di pazzo a chi li pilotava.
Io poi dal mondo incartato (sì ho detto proprio INCARTATO non incantato) dell’Aviazione Generale, dei brevetti vari (oggi PPL, APL ecc ecc) dei notam, dei piani di volo, delle quote ferree, per vari anni ho guardato questi mezzi non dico dall’alto in basso ma quanto meno con notevole diffidenza, rintronato com’ero dalle frasette sprezzanti dei nostri istruttori del tipo “quelli sono micidiali, sono pericolosissimi, ci si ammazza, si disintegrano in virata, non sono aerei, lo sembrano e basta, hanno motori da tagliaerba, piantano in volo…” e vai con cantilene giornaliere del genere. Come non credere a istruttori di A.G.? Io difatti credevo loro al 100/100, e continuavo a pilotare i vari Partenavia, Piper, Siai, Cessna Beechcraft, Macchi e simili, ma anche…. FL3, L5, Tiger Moth, esprimendo dall’atteggiamento del volto il disgusto quando sentivo il termine “ultraleggero”. Termine ahimè oggi troppo abusato. Ma, nonostante il disgusto di facciata, dentro di me c’era sempre più spesso un piccolo tarlo che mi faceva riflettere: cosa c’era prima delle macchine attuali e anche prima dei biplani? non c’erano forse la tela, il legno, i tralicci di metallo saldati anche meno bene di oggi? e i piloti prima e dopo il 15-18? …. E rimettevo a nanna il tarlo.
Con l’andare degli anni però mi accorsi che mi era sempre più faticoso stare dietro a tutti gli incombenti che via via inesorabili gravavano ogni giorno di più sui brevetti, sulle fonìe, sulle visite mediche presso centri specializzati, sulle tasse, sulle iscrizioni agli aeroclub, sulle ore di volo obbligatorie sui vari aerei, sull’IFR, sui voli notturni, e chi più ne ha più ne metta, sempre più regole, sempre più disagi, anche per un semplice voletto di 20 minuti in ATZ. Per non parlare dei… costi.
Con il risultato che pian piano mi stava venendo il disgusto di volare in quel mondo di divieti senza entusiasmi.
Con la conseguenza inevitabile che un bel dì presi la drastica decisione di smettere di occuparmi del volo così strutturato,“finito il giochino, è durato pure troppo” dissi tra me e me…fui di parola, la piantai lì.
Ma dopo qualche anno intervenne il “caso”. Fu solo il “caso” che volle che un giorno passassi accanto a una pista di volo in erba con alcune piccole macchine (che sembravano) volanti. Mi venne una voglia matta di fermarmi e andare a curiosare. Mal me ne incolse. Anzi BEN me ne incolse! Una persona in borghese che si definì istruttore (ma lo era per davvero), mi disse “Non credere agli altri. Tu sei stato un pilota, e anche se lo neghi lo sarai per sempre. Vieni su con me e prova”. - “Ma come” replicai “così semplicemente, senza piani di volo, radio, permessi”….non mi sembrava vero. Dieci minuti dopo ero per aria a guardare attonito, virare, atterrare. Aho’ quel mezzo volava per davvero, e con una qual certa sicurezza.
Ma non era un tubi e tela.
Era un vero e proprio rustico aeroplanetto ad ala alta. Si chiamava Kitefox.
Eccomi così tuffato nell’aborrito mondo dei vituperati “ultraleggeri”. Comprai subito un Kitfox, presi gli attestati, e dopo qualche mese passai direttamente ai Tecnam, la cui firma (Pascale) era una assoluta garanzia. Dopo anni e anni di Partenavia, mi fidai così ciecamente dell’ing.prof.Luigi Pascale, che il primo che acquistai da lui “al buio” fu un P92 che portava il n.°di serie 020. Ne ho avuti diversi in seguito, e tuttora continuo a volare solo con le varie tipologie di Tecnam, considerandoli da sempre aeroplani in tutti i sensi, sempre più sicuri e performanti.
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Tutto questo noioso preambolo per dire al lettore che non avevo MAI volato su un vero tubi e tela.
Ed eccoci finalmente al Firefox!
Pochi giorni addietro, ero tra gli amici della scuola di volo di Anguillara, sorridenti sornioni nel vedermi salire sul mezzo, curiosi e pronti ad annotare “quel che succederà” a questo pivello che prova a volare per la prima volta in vita sua il “mitico”. Ecco le mie impressioni.
A bordo: prima di cavalcarlo, lo squadro per bene, e dovunque mi giro vedo tela e poi tela (ben tesa) tanto lexan e qualche vero tubo. Salirci su è la prima impresa, è un mezzo che a vuoto si presenta biciclo, per cui necessita di qualche scavalco per… farlo diventare triciclo. Abitacolo spartano da monoposto essenziale (è configurato in tandem). Chiuso il lexan, la prima cosa che noto è il filetto di lana appiccicato all’esterno, alla moda aliantistica, rudimentale ma efficace. Alle mie spalle un angusto posto per il secondo pilota (o istruttore), i cui piedi arrivano all’altezza dei miei fianchi per intervenire sui rimandi della pedaliera. Ancora più dietro il motore Rotax 503 con elica spingente. Ancora dietro un tubo a mo’ di fusoliera con impennaggi tradizionali anch’essi rivestiti in tela.
Strumentazione: una specie di mini GPS incollato all’interno del lexan, contagiri (digitale!!!), anemometro variometro, pallina, bussola, due interruttori rossi per i magneti, una chiave d’avviamento. A sinistra la manetta del gas, in basso leva per il “cicchetto”, a destra in basso leva per il trim. Al centro la cloche, con attaccato un bel freno di tipo ciclistico, con ulteriore sicura a gancio: un pulsante rosso sulla cima per la radio. Pedaliera classica collegata al ruotino anteriore. Niente flap. Nel posto posteriore solo l’anemometro, e un master generale da accendere prima di salire a bordo (se si è soli). Poi anche i rimandi per le cuffie. Acceso il master (dietro), su i magneti, un mm. di manetta, giro di chiave e…via dall’elica !! Rullaggio, con attenzione: sembra di star seduti per terra. L’amico Luciano, seduto dietro ed esperto del mezzo, si profonde in saggi suggerimenti.
In volo: provati i magneti a 3.500, al decollo 6.000 giri e più, accelerazione notevole. Tiene bene la center-line, senza bisogno di correzioni di piede. Stacca prima degli 80 (km). I parametri sono semplici: 80 salita, 80-100 livellato, 80 discesa.. La visibilità è elicotteristica: davanti c’e’ il mondo…e basta, per vedere le ali bisogna torcere la testa. Oggi c’e’ poco vento. Livello e riduco i giri, crociera sui 5.000 giri. E’ molto sensibile alla manetta, basta un lieve tocco per aumentare/diminuire di colpo 3/400 giri. Idem col trim, addirittura troppo efficace, basta sfiorarlo. La virata è lenta, la rispondenza alla cloche è pigra. Il resto è divertimento puro, a parte gli spifferi, il freddo e il rumore, attutito dalle cuffie. Ma si ha tempo di vedere a terra proprio tutto e soffermarsi su particolari che ai 200 all’ora di altri mezzi sfuggono. Non posso però dire la rispondenza del mezzo al vento laterale o alla turbolenza. Oggi l’aria è calma. Vola bene, tiene la prua, alla faccia di chi sparla dei tubi e tela !
Dopo un po’ faccio un paio di touch-and-go. Poi Luciano scende e vado su da solo. Mi sembra di averci sempre volato. Schizza su che è una freccia. Bisogna però fare attenzione durante la flare in atterraggio di non aver fretta nel richiamarlo col muso un po’ alto (come si fa normalmente con altri aerei) perchè dato l’assetto a sfiorar l’erba se si tocca prima col miniruotino posteriore, si rischia di danneggiare quello anteriore, costretto a toccar terra bruscamente (per un effetto del tipo catapulta-frenata).
Ma che goduria alla fine !